giovedì 22 aprile 2010

Intervista ad Albina Carlin

Nata nel (...) a Gruaro (VE).

Nastro 1998/7 - Lato A                              19 marzo 1998

La signora Carlin - che mi è stata presentata da Rodolfo Bacchet - è proprietaria della foto di copertina del libro L'ultimo anno della prima guerra
Mi illustra il contenuto della foto. 

La donna della foto è mia nonna Giovanna Drigo. Al centro di un gruppo di militari austro-ungarici, stava andando a portar da mangiare al maiale. [...]
Nonna "Bisa" stava andando a portar da mangiare ai maiali con el bandón, come noi lo chiamiamo: un grande secchio, un contenitore cilindrico, di quelli che una volta contenevano il petrolio, e a cui era stato applicato un manico. La nonna è davanti alla cucina militare mobile, da campo, (la "carretta", come la chiamavano i soldati).
Quasi tutte le case di Gruaro erano occupate dai militari e nel caso specifico della casa della nonna c'era anche un comando, non so di che tipo.
Le tavole che si vedono nel fienile (sotto il tetto) non sono tavole, ma erano grisiòle per i cavalieri (bachi da seta); sembrano tavole perché sono accatastate e si vede solo il bordo esterno. Le grisiole erano in sturìn, cioè canne di fiume.

La foto, visto il contesto, è della primavera del 1918 [se fosse stato inverno avrebbero avuto i cappotti], ma per la signora Carlin è inverno o quantomeno inizio primavera.

Rodolfo Bacchet. Si dice sempre "i tedeschi", ma qua tedeschi non ce n'erano, questa era l'armata di Boroević, composta in gran parte da ungheresi, bosniaci, cèchi, polacchi e un po' di austriaci. Questa era l'armata di Boroević, dislocata da Pordenone in giù e composta dal "sud-est" del regno austro-ungarico.

Nella foto, la porta che si vede era la stalla dei cavalli.
I soldati volevano molto bene alla nonna, perché li metteva a dormire nelle stanze e poi lei ogni sera passava per tutte le stanze e andava ad augurare la buona notte, perché lei diceva: «Go anche mi un fìo sotto le armi come voialtri e gavarìa gusto che na màma come mi andasse dirghe a me fiol la bona note»
Era una donna tanto religiosa, di fede. È morta quando aveva 79 anni, nel 1920  L'hanno chiamata là per far la fotografia dopo che era andata a dar da mangiare alle bestie, e dopo le hanno dato non so quanta carne!
La nostra era una famiglia grande e quando ci siamo divisi noi, e avevo dieci anni, in quella casa là eravamo in 40 persone ... e adesso vi abitano in due persone. La casa però è rimasta uguale a quell'epoca.
Sotto i tedeschi, i nonni avevano chiuso la cantina per metterci dentro tutto il pollame, altrimenti glielo portavano via, e da sopra (dove c'era la loro camera) avevano una botola con una scala per scendere e andar dare da mangiare alle bestie, di nascosto. Ma poi i tedeschi hanno sentito il gallo cantare...
Nascondevano la biava (il granoturco) dentro alle damigiane e la mettevano sottoterra, oppure dentro alle botti di legno che seppellivano sottoterra.
Ma poi i tedeschi andavano fuori con i ferri a sondare, interviene Rodolfo Bacchet: così mi raccontava mio papà.
Adesso abitano nella casa della foto Carlin Olindo (cugino di Carlin Albina) e Carlin Silvio (idem). Due persone al posto di quaranta.
[...]

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