martedì 13 aprile 2010

Intervista a Carlo Riva

Nato nel 1927 a Francenigo di Gaiarine (TV).
Residente a Francenigo di Gaiarine (TV).

Nastro 1999/1 - Lato A 2 marzo 1999

[Carlo Riva è figlio di Basilio, un soldato italiano prigioniero a Vienna con il quale un ufficiale pilota austriaco del campo d'aviazione di Bibano aveva rapporti di amicizia]

Basilio Riva è nato il 30 luglio 1886 e morto il 7 febbraio 1977. Fu fatto prigioniero e condotto a Vienna, proprio nella capitale. È stato preso ... non sapevano niente a casa e l'hanno portato là ... è stato fatto prigioniero sugli Altipiani di Asiago, prima ha combattuto qua sull'Isonzo, sul Carso ... e dopo è passato lassù e lassù l'hanno fatto prigioniero (era nel '16), ma a casa non sapevano niente, perché nessuno li ha informati.
Anche se in prigionia stavano male, suo padre diceva sempre: «Meglio prigioniero... [che uno] di quelli che una bomba ha scaraventato con le budella su per i ciliegi là sul Carso». [...]
A casa erano venuti a sapere tramite la croce rossa e [dopo Caporetto] anche per mezzo degli austriaci che avevano costruito un campo d'aviazione sui loro campi ... che Basilio era prigioniero a Vienna.
In famiglia conservano la foto di un capitano aviatore austriaco che quando partiva con l'aereo e andava a Vienna ... recapitava a Basilio i pacchi con calzini, pane, ecc. Con tutto quello che avevano da fare, glielo consegnavano al prigioniero. Però Basilio non era in un campo di concentramento, era stato distaccato in una centrale elettrica, mi pare ... e in questa centrale elettrica erano in 24-25 prigionieri italiani. Là sono stati fino all'ultimo ... e avevano i rifornimenti dagli austriaci del campo d'aviazione di Bibano!
Mia madre preparava i pacchi che consegnava al capitano ... e quando il capitano andava a Vienna per i suoi affari glieli consegnava con le sue mani, dentro, dove Basilio lavorava ... Basta guardare la lettera ... è scritta come fosse un familiare, è vero?...
[...]
Basilio era dei granatieri, 2° granatieri di Sardegna, a Roma. Era sposato con Grava Anna, da Godega. Dei due suoi figli Egidio e Giusto morti in guerra, uno (Giusto), aveva il nome di uno zio morto in guerra ... e in guerra è morto anche lui...
E due fratelli della famiglia di Basilio Riva erano morti anche nella prima guerra mondiale ... uno sul Carso e l'altro con la febbre spagnola quando ormai la guerra era finita...
L'ufficiale austriaco si chiamava Hans Schmidt, era un ufficiale fra i tanti del campo di Pessotto ... avevamo anche una foto di tutta la famiglia con i militari del campo [...]
Questi aviatori erano rispettosi, non hanno usato violenza ... però quando hanno scoperto che sotto la terra era nascosta una botticella di vino se la sono tirata su e se la sono bevuta. Ubriachi tutti ... seduti sopra la botte!
La famglia Riva durante l'occupazione austriaca continuava a dormire nella stessa casa, ma in altre camere. Era una casa grande, ma anche la famiglia era grande: saranno stati un 15-20.
[...]
Nel posto dove si trovava mio padre a Vienna, tiravano su blocchi di ghiaccio dal Danubio. C'è una foto e si vedono i prigionieri italiani su questa griglia che tiravano su blocchi di ghiaccio, tronchi ... perché non intasassero la centrale. Erano con zoccoli di legno, con le brocche sotto ... e mangiare quel po' pane che lo pesavano e lo dividevano, perché era poco. E mio padre, che è morto a 91 anni, con tutto quello ... rinunciava a mangiare per il tabacco. Diceva che c'erano delle donne che andavano dentro a lavorare ... non so se erano russe e loro portavano dentro il tabacco...
Quando è finita la guerra ed è venuta l'ora di tornare a casa tutti nel treno... Per la contentezza salivano anche sopra il tetto delle carrozze, cadevano a terra, si ammazzavano. Il loro gruppo di 24-25, invece, ha trovato posto in una carrozza fino a Trieste dove sono arrivati nel porto sani e salvi. Sono rimasti là un giorno-due; poi Basilio è venuto a casa a piedi. Là sul porto c'erano questi meridionali (ex prigionieri) che volevano prendere la nave per andare a casa e gli italiani gli tagliavano le corde e loro cadevano in mare, sotto la nave, annegati ... dopo aver fatto tutta la guerra!
Arrivato a casa, mio padre ha dovuto presentarsi al comando. Allora ha preso la bicicletta ed è andato a Treviso ... e là è stato messo ad accompagnare con i carri i profughi che rientravano nelle loro case...
Mio padre era scappato dal porto di Trieste assieme ad altri due compagni. È arrivato a casa sano, ma magro, anche se magro fu sempre, anche dopo...
Anche i soldi austriaci li ha portati a casa mio padre e li ha sempre conservati...
L'ultima cosa. Mio padre che era stato sul Carso, diceva sempre: «Guarda che fortunato che sono ... quelli là sono peggio, quelli che una bomba li ha scaraventati con le budella su per i ciliegi, là sul Carso... ».
Poi ha avuto un altro evento grave, prima di essere fatto prigioniero, sugli Altipiani. Era in un rifugio ed è arrivato uno shrapnel dentro ... era lui con un suo amico, un milanese che era davanti a lui, colpito in pieno ... pam. «Tutto sangue, raccontava, mi ha riempito di schiuma... ». Mio padre è riuscito a venir fuori dal rifugio...
Della prigionia, nell'insieme, ha sofferto la fame, ha avuto privazioni ... ma era contento perché era stato informato di come stava la moglie e i figli. Però comportarsi con le dovute maniere ... e la fortuna di aver quest'ufficiale che lo incontrava. [...]
Non sempre, dice Carlo Riva, il comportamento degli occupanti è stato così buono come a casa nostra, ma a casa nostra sì.
Poi c'è un altro racconto, che non so se sia valido ... che un ufficiale austriaco, hanno detto ... c'erano le luminarie, la stradina di Gaiarine [cfr. intervista a Sebastiano Pessotto]... Via Belcorvo, chiesetta di San Cristoforo ... i racconti sono così. Un pilota di quelli là ha tirato fuori il Cristo e si è messo a sparargli al Cristo ... e quando poi era in corsa è andato a sbattere a sbattere su un platano (lo stesso su cui sparava al Cristo), che la "sóca" è ancora là. L'aviatore è caduto ed è morto. La gente passava di là e vedeva la luce del tedesco che andava su e giù per i rami dell'albero. È vero, non è vero ... sta di fatto che ancora dopo anni quando io ero ragazzo ... non si fidavano a passare di là di notte, avevano paura delle "luminarie". La chiamavano luminaria perché c'era questo lumino che saltava da una pianta all'altra, così raccontavano...
Poi alla fine della guerra i tedeschi sono scappati di notte...
Ripete l'episodio di Basilio in prigionia, che scambiava qualche suo pezzo di pane con tabacco che delle donne gli procuravano attraverso la rete del campo... «l'era bone quee femene là», diceva (...)
Mio padre è arrivato a 91 anni e fumava sempre. Prima la pipa e poi, quando gli sono mancati i denti, le sigarette...

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