giovedì 15 aprile 2010

Intervista a Giacomo Valeri

Nato nel 1917 a Sant'Anastasio di Livenza, Cessalto (TV), dove risiede.

Nastro 1987/10 - Lato A    (da 04:25 su nastro originale)                  22 gennaio 1987

Valeri. L'acqua della Livenza è pulitissima...
Pavan. Ma quelli di Corbolone bevevano anche lo sporco lasciato dai vostri animali...
Valeri. Ma siamo d'accordo ... ma in ogni modo quando si era andati sulla corrente, la corrente portava via tutto.
Pavan. Insomma nessuno si ammalava di tifo, colera...
Valeri. No, no, no. Il colera c'è stato, ma non era per queste cose qua.
Perché sulla guerra del "diciaotto" c'è stato il tifo, c'è stata la spagnola ... a me, mi sono morti due fratelli, dal tifo, dalla spagnola. Di spagnola sono morti due fratelli ... o meglio, scusa, era la meningite.
A mia moglie è morto – è nata anche lei in tempo di guerra – due sorelle. A me sono morti due fratelli, di meningite, che c'era questa infezione di meningite...
Pavan. Anche quella è capitata!
Valeri. Sì, in tempo della guerra del quindici-diciotto. Dopo è venuto fuori il tifo [...] che a me sono morti due cugini ... e mio fratello che è qua, più vecchio, che è morto da poco ed era del 900, quello invece ha fatto ora a salvarsi ... ma proprio ... ormai era morto anche quello! Ma "ha fatto il giro" e ha fatto ora a salvarsi.
Poi è venuta fuori la spagnola, sempre in tempo di guerra ... che qua sono morte più ragazze ... tutte tóse sono morte con la spagnola. Sono morte più ragazze che uomini al fronte, che ragazzi al fronte. Perché, come ragazzi al fronte ne sono morti, mi sembra, in tutto il comune (di Cessalto), ne sono morti 36 ... e come ragazze, dalla spagnola, qua in tutto il comune di Cessalto, ne sono morte oltre 40...
Pavan. Ma non eravate scappati, profughi, durante la prima guerra mondiale?
Valeri. Chi è scappato! Ma qua siamo rimasti tutti, la gran massa. È scappato chi aveva voglia di scappare. Sono andati via proprio quei pochi, ma qua siamo rimasti tutti, e mio papà è rimasto a combattere di là del Piave ... che dopo, quando ormai era passato un po' di tempo che era di là ... c'è stato uno della Calabria ... come si chiama quel posto là? Non mi ricordo più ... che se l'è portato a casa in licenza in Calabria, insieme! Perché era un giovane, insomma, era anche di casa buona, là in Calabria ... e si è portato in licenza in Calabria mio padre, che era rimasto di là ... e noi si era rimasti sotto i tedeschi, qua.
Là su quella casa là, il campanile là ... dove erano andate su le vedette quando c'erano i tedeschi sul campanile di San Stino ... hanno ammazzato due-tre italiani, perfino uno che era andato a prendersi su un torsolo di verza nell'orto ... era là che mangiava questa verza, poveraccio ... era fame, chissà cosa c'era, e sono stati ammazzati con una raffica di mitraglia da sopra il campanile, là nell'orto dove c'è il laghetto ... non so se abbia visto il laghetto...
Pavan. Quelli di Corbolone mi hanno detto che sono scappati in tanti da Corbolone...
Valeri. Sì ... ma qua, che si sappia noi, non è scappato nessuno. Sono rimasti tutti nelle loro case, e i tedeschi non hanno fatto niente...
Proprio hanno fatto ritirare quelli che erano vicino al Piave, là a San Donà ... quelli li hanno fatti ritirare tutti quanti. O che sono venuti indietro o che sono scappati, giù oltre di là. Ma noi qua, nessuno ci ha mosso da qua.
Pavan. Non vi hanno fatto malanni...
Valeri. No, no. Beh, sì, portato via tutto, bestie, vino. Si aveva ... quella volta si aveva – io ero ancora piccolo perché ero appena nato quando sono venuti qua i tedeschi – e mio papà diceva sempre che si avevano 50-60 ettolitri di vino in cantina ... che erano nostri, la nostra metà della produzione...
Perché il primo vino che abbiamo diviso qua ... prima ci prendevano tutto, ci lasciavano loro la razione, i padroni ... è stato nel 1907 che abbiamo iniziato a dividere il vino, dividere il frumento, dividere il granoturco e quelle robe là...
Pavan. E prima?
Valeri. E prima era tutto suo di loro, dei padroni. Si doveva portare là e loro ci passavano ... qua si era peggio dei negri che erano in America. Così era il mondo quella volta, della monarchia...
Pavan. Invece quella volta della guerra da poco tempo avevate il vino vostro...
Valeri. Sì, e si aveva una cantina. Tutto hanno portato via i tedeschi ... vedevano queste caneve piene di vino e bucavano, facevano questo, facevano quest'altro, come fanno i militari... L'ho fatta anch'io, dopo, sette anni di guerra ... ne ho fatti sette anch'io, dopo ... quando che si entra, puoi immaginarti quanta confusione che fai. Sono saltati addosso, e in vedi e non vedi hanno portato via tutto il vino che c'era... e più che sia è andato perso. Bucavano le botti ... e sì ... e quella è stata la loro morte, dopo ... da ubriachi così com'erano. Andavano a farsi ammazzare ... perché si portavano via, si son fatti rifornimento (di vino) ... se lo portavano sul Piave, al fronte. E quella è stata la loro morte, il vino che hanno bevuto qua da noi...
Hanno trovato le cantine piene e si avevano quattrocento quintali di pannocchie sul solaio, già raccolte ... appena finito di raccoglierle e ancora da dividere con il padrone. Noi si lavorava venti ettari di terra...
Pavan. Cosi tante pannocchie facevate?
Valeri. Eh, qua è sempre stata zona buona... 

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