venerdì 23 aprile 2010

Intervista a Luigi Bragato

Nato nel 1909 a Cappella di Scorzè (VE).

Nastro 1999/3 - Lato A     [da 33:46 su cassetta originale]                    4 settembre 1999


[E' abbastanza sordo... «Capisco tutto, ma non sento niente! », premette]

Io andavo a scuola regolarmente, mi ero iscritto alle scuole elementari nel 1916, e a quei tempi mandavano a casa i soldati in licenza, in permesso per 48 ore. In una di queste licenze un mio zermàn (cugino) mi ha curato dal "sangue di naso" che allora, come anche adesso per la verità, avevo spesso. Io mi ero buttato per terra da quanto sangue di naso avevo e lui mi ha messo sotto la fontanella, mi ha lavato e dopo mi ha detto: «Domani devo andar via». Doveva ritornare al fronte, nel Carso, dove poi è morto. Si chiamava Angelo Bragato e aveva 22 anni. Li mandavano 48 ore in licenza, in permesso, e dopo dovevano fare il colpo, l'azione. E là chi ci restava, restava.
Nel '16, mi raccontava un mio zio che era al fronte, ne sono morti non so quante migliaia di soldati, in una notte, sul San Michele. E là c'era questo mio zio. Lui era di artiglieria e ha sparato continuamente per tutta quella notte, e in quella notte è morto anche un Michieletto, qua di Cappella. Poi andavano un po' avanti, un po' indietro. I morti, tanti, sono stati nel 1916 per prendere il San Michele, il Monte Santo e poi hanno preso Gorizia, quella volta.
Poi è arrivato Caporetto.
A Caporetto, quella è stata un'intesa. I francesi, birbi... 
Nel 1917 qua sul Veneto, la zona qua ha fatto una strage di vino (tantissimo). Ricordo - ero piccolo - che anche noi avremo fatto un 60 ettolitri di vino, senza torchiare. Si buttavano su le sàrpe (vinacce), le si premevano col sacco e poi via.
Allora l'esercito, in cui c'era il comando francese e inglese ... tutti quelli che volevano vendere vino... «lo mandiamo di là del Piave». 
Quando è stato nel '17, che c'era l'uva pronta, noi gli abbiamo dato 24 ettolitri, sui tini. Lo hanno caricato con i muli e lo hanno portato di là del Piave. E di là del Piave hanno portato un mucchio di mangiare, gli americani e gli inglesi, e quando è stato un bel momento, una notte, in ottobre, il 25 ottobre del '17 ... i nostri li hanno lasciati passare. 
Lo dicevano qua i militari, quando erano venuti qua basso. Li hanno lasciati passare perché ai nostri soldati non erano più state date armi, pezzi di ricambio. E i francesi birbi, avevano requisito il vino - gli alleati - e l'hanno portato tutto di là del Piave, con il mangiare e poi «i li gà moeài» [li hanno mollati, li hanno lasciati passare], la III armata...
D. Non capisco. Ma questo vino, a chi serviva?
R. Serviva al governo, alle truppe, ai militari, all'esercito ... dicevano. Invece è stato un imbroglio. Birbi! Hanno visto la zona qua del Veneto, piena di vino, dappertutto. Portalo di là! E a un certo momento li hanno mollati (gli austriaci). Li hanno mollati, li hanno lasciati passare ... dicevano i militari [quando erano qua a casa mia]. «Eravamo in prima linea che ci difendevamo [ci potevamo difendere anche con i soli] sassi. Se noi ci fossimo messi a sassi non avremmo avuto paura di loro. Ma loro li hanno fatti passare.
D. Chi intende per "loro"?
R. I nostri, i generali, c'era il general Capello... Il general Capello, d'intesa con gli altri, dicevano. D'intesa con gli altri...
D. Ma per quale motivo li hanno lasciati passare?
R. Li hanno lasciati passare per scopo che quando li hanno mollati erano pieni di fame [gli austriaci], perché non avevano niente loro, di là, da mangiare. Li hanno lasciati passare perché, quando loro sono stati attirati giù, qua ... «dopo li sistemiamo!», hanno detto...
Allora nel '17 hanno portato il vino di là, quando era fresco, portato tutto di là ... e poi li hanno lasciati passare.
Sono venuti basso da Caporetto e mi ricordo, guarda, che ero a scuola, nel millenovecento e diciassette, in ottobre, il 25, il 26 di ottobre. Ciò, sono a scuola, era già un mese che era iniziata la scuola, il secondo anno, e viene la maestra, vecchiotta, e ci dice: «Bambini andate a casa, ma se potete andatevene a casa subito, andate per le campagne, andate a casa vostra»!
Questa strada qua [la provinciale da Mogliano Veneto a Scorzè] era piena di cavalli, di cannoni; tutti sbandati, che andavano verso Scorzè. Le truppe da Mogliano andavano verso Scorzè e Padova. Allora era una strada molto più stretta, non era una strada larga come oggi...
Il nonno mio, mi ricordo sempre, mi aspettava là, a casa, e mi ha detto: «Jijo sìtu qua? Situ qua, cèo?. Vien qua, el ga dito, che desso te fasso vedar!» [Luigi, sei qui? Sei qui, piccolo. Vieni qui, disse, che adesso ti faccio vedere!] ». 
Avevamo un pomaro di "pomi modenesi" pieno di frutti, maturi, pronti da tirar giù. «Vedi che non ce n'è neppure più uno sull'albero. Caro ... poco fa sono passate le truppe, ci saranno stati addosso in mille uomini e li hanno mangiati tutti, in tre minuti». 
Poi loro, i soldati italiani, quando sono stati a Padova - era un'intesa - sono stati a Padova, a Noale ... c'erano truppe inglesi, francesi e americane... «Alt - hanno detto i comandi - subito in reggimento! O così, o altrimenti vi spariamo». 
Tanto che nel giro di due giorni vengono giù due militari, due disertori, quando ormai era passata la massa. Saltano il fosso, si presentano qua a casa e mi chiedono: «Cèo, ghe xe qualchedun drìo a strada?» [Piccolo, c'è qualcuno lungo la strada?]
«No!» ... Hanno fatto un salto come due lepri e via, se potevano scappare...
Ma ne hanno fucilati a Noale!
I soldati italiani si sono presentati tutti ai comandi italiani, agli ufficiali, e quando sono arrivati al Piave ... i tedeschi, tra mangiare - che hanno mangiato come non so cosa - e bere, si erano ubriacati, si erano buttati per terra; non andavano più avanti, basta, finito. Ormai avevamo vinto la guerra!
Mio zio Bellato Umberto di Giovanni, nato a Peseggia nel 1894, era un pezzo d'uomo, un metro e novantadue, due mostacéti [baffetti]. Era di artiglieria, vi mettevano gli uomini migliori. Aveva 21 anni. Mi ricordo che camminava e faceva di quei passi... Erano già due anni che era in guerra, proprio fra i primi, era alto, e dalle montagne si è ritirato fino al Piave. Ha detto «Sotto i tedeschi non ci sto!». Era con una compagnia di artiglieri. Non ci stiamo sotto i tedeschi, hanno detto, ci buttiamo sul Piave. Piave in piena, mi raccontava, perché pioveva sempre, ma ha attraversato il Piave a nuoto. Quando è arrivato di qua c'era tutto un disordine, i soldati italiani hanno fatto saltare il ponte del Piave, quella volta, quella notte là ... gli italiani.
Noi, diceva mio zio, quella notte là, passato il Piave, con i morti che c'erano ... mi sono vestito da capitano, e «tira di là!». A Negrisia, ha detto, i primi colpi di cannone hanno buttato giù la chiesa, il campanile... 
Hanno fatto saltare il ponte del Piave, ha detto, e noi con i cannoni abbiamo iniziato a tirare già quella notte ... e i tedeschi sono stati otto, dieci giorni senza muoversi, imbriàghi. Tutti ubriachi, erano! Per il vino, ciò... Ne avevano del vino! E fame...

Nastro 1999/3 - Lato B

Il 27 ottobre del 1917, le truppe italiane erano in disordine, tutta la III armata, dal Piave fino a Noale e a qua. Inglesi e americani: subito ai comandi! Otto giorni dopo, neanche ... sette, sei giorni ... viene qua a casa nostra un capitano. Era piccoletto e dice ad alta voce: «Signoraa!... qui ci deve stare sessanta uomini, e cavalli». "Lancieri di Milano", sessanta uomini e venticinque cavalli. Mia mamma, poveretta gli ha detto: «Allora ci tocca andar via noi». Ma il capitano dei lancieri le ha risposto: «No signora, finché ci siamo noi»...
All'epoca dei Morti (inizio novembre) ero bambino e andavo a messa e c'era davanti alla chiesa, qua ... i lancieri, che ascoltavano messa anche loro. Erano un corpo speciale, Lancieri di Milano, avevano il corno (in testa) e un "spunciòto" [lancia] lungo un metro e trenta ... il capitano ha ripetuto «finché ci siamo noi».
Un quindici giorni dopo dice: «Andiamo via, ma non abbiate paura, ha detto, ormai ci difendiamo!»
Gli altri che sono arrivati, quando hanno rifatto i reggimenti, tutti sotto il portico, erano settanta, ottanta. Tutti distesi per terra, alla notte, sotto il portico, "testa e culo", là. Stavano qua e poi andavano su, a plotoni, verso il Piave, per fargli fronte.
Erano gli inglesi che organizzavano. Ah, se non c'erano gli inglesi!
Io ero bambino e non avevo paura; i bambini non si rendono conto del pericolo. Mia mamma, poverina, piangeva. Aveva paura che arrivassero qua con la guerra,  che facessero qualche azione qua in pianura.
Invece è successo che loro si sono ubriacati di là [del Piave], perché diceva mio zio [l'artigliere Umberto Bellato]: «Quando che il tedesco ha bevuto, ed è ubriaco, per otto dieci giorni non lavora altro, non si muove altro». E noi intanto ci siamo organizzati, diceva lo zio. Gli inglesi, e gli americani hanno formato i reggimenti e subito su, truppe di terra, bombardieri, truppe d'assalto.
[Gli italiani, nel giugno del '18] ne hanno fatti di prigionieri. Sono in chiesa una volta, vado in chiesa una mattina e a messa non si può andare. Viene fuori ... non so quanti prigionieri avessero fatto gli italiani ed erano stati quella notte in chiesa. «Na spùssa!». Insomma, ero piccolo, una puzza ... perché avevano fatto i loro bisogni per terra, in chiesa, perfino dentro ai confessionali. E dopo due prigionieri tedeschi hanno pulito la chiesa. «I rùssava» [strofinavano con forza], scopavano e buttavano oltre il muro tutta la sporcizia. Poi abbiamo potuto entrare per la messa, ma c'era una puzza che non riuscivo a star dentro in chiesa. Eh ciò, mi ricordo io!
Le truppe italiane, da qua, organizzavano i reggimenti e dopo, su, all'assalto, sul Piave...
Il sindaco di Scorzè all'epoca era un certo Canali, ed era rimasto in paese, come pure il parroco, tutti fermi qua, come pure le famiglie. Solo qualche signore, che poteva, è scappato. 
È scappato un Zanetti Rinaldo, lui e suo figlio. Suo figlio, furbo, quando ha visto le truppe in ritirata, "se l'è tólta" ed è andato a Mantova. 
I Zanetti erano dei possidenti, erano quelli che dominavano il Comune, perché a quel tempo dominavano il comune i liberali. Erano i signori, erano questi signorotti, dappertutto. I signorotti dominavano la situazione e ... se l'è tólta, lui e anche suo figlio che era del 1892. E' scappato, lui... Eh, ricordo che lo dicevano sempre, quelli qui del paese: «Eh, Toni Zanéti! Toni Zanéti nol xe mia sta in linea lù!»
Toni, il figlio di Rinaldo, qua di Cappella. È scappato, lui. E dopo, poiché dominava ancora con il podestà e i fascisti ... perché i fascisti, dicono di adesso, ma allora i fascisti facevano camorra! Non sapete neppure, voi, cosa hanno fatto i fascisti! Dapprima hanno fatto del bene e dopo ... carogne, carogne! E dopo questo Zanetti ha dominato lo stesso, sotto il fascismo, erano i padroni di Scorzè. Lui, suo figlio, è diventato podestà e ha dominato tutto Scorzè. E a Noale! Bisognerebbe che si ricordassero, a Noale, cosa ha fatto, in tempo della seconda guerra! Sì sì, lasciamo stare quelle robe là...
Ritornando alla 1.a guerra. Gli italiani si sono difesi ... ma il morale che avevano le truppe italiane, non so. Voi non ne avete un'idea! 
Loro in quell'inverno dal '17 al '18 ... qua [da noi] era pieno di cannoni, che erano scassati, da riparare. C'era un caporalmaggiore, un meccanico, che metteva a posto e aveva tutti i pezzi di cannone, otturatori, di tutto, nella camera qua in fianco al portico. E io ero sempre là. Per fortuna che mia mamma mi aveva educato a non toccare, altrimenti ... tutte le granate che avevano sui cassoni! 
Perché, dopo che sono andati via i Lancieri, nel giro di otto giorni è arrivato l'Ottavo Reggimento Artiglieri, con tutti i cannoni e i pezzi da riparare. Ai cavalli davano da mangiare balle di foraggio, perché non mancava niente, con gli inglesi e gli americani. Foraggio ... di tutto avevano.
Il caporale si chiamava Salvini, da Firenze. Era caporalmaggiore, meccanico e pittore, cioè pitturava i cannoni. Li pitturava e preparava; avevano il colore e tutto, loro ... non mancava niente con gli inglesi e con gli americani, né mangiare né niente. A loro bastava mandare le truppe sul Piave e difendersi.
Il capitano dei lancieri ci ha salvato la vita. Quello ha fatto un'azione che gli hanno fatto un monumento, tre anni fa. Sono venuti a sapere che il capitano dei Lancieri di Milano ha salvato l'offensiva dei tedeschi e li ha respinti sul Piave, a Monastier...  A Monastier ha fatto un'azione che oramai i tedeschi erano quasi al doppio degli italiani e li avevano circondati. Insomma ha mandato all'assalto il reggimento di lancieri, che hanno rotto il cerchio; gli hanno fatto un monumento. Non so come si chiami, ma a Monastier c'è il monumento dei Lancieri Milano e quel capitano, qua era, a dormire. Perché nella ritirata si è presentato qua con i suoi uomini e dopo è rimasto 15 giorni, poi è andato a Salzano e alla mattina del 15 giugno del 1918, quella famosa mattina che i tedeschi hanno fatto l'offensiva è partito qua da Salzano, lungo quella stradina che c'è qua, che ormai la conosceva, il capitano... «Hanno oltrepassato il Piave», ha detto, e correvano come matti, su per la stradina, in direzione Zero, Treviso. Quando è arrivato a Monastier ha mandato il reggimento dei lancieri all'assalto e ha aperto il cerchio, nel giugno del 1918, la famosa mattina del "sole stizio". E se non c'erano i lancieri, quella volta là gli italiani erano circondati. Hanno fatto un'azione il 19 e 20 giugno, tra lancieri e arditi che li hanno buttati fuori [di là del Piave].
D. A lei chi gliel'ha raccontate queste cose?
R. E caspita, erano qua, i militari; me lo dicevano. E poi mio zio che era al fronte, sapeva tutto quanto, giorno per giorno, le azioni, cosa avevano fatto. Mio zio sapeva tutto. Lui era al fronte, mio zio, a Castelli di Monfumo presso la contessa Frova. E là c'erano tantissimi cannoni, tutti inglesi, ma francesi più di tutto. C'erano gli obici F [...] sono quelli che ci hanno salvato. 
Ci hanno salvato la cavalleria, il reggimento di cavalleria Milano e il bombardamento che hanno fatto gli italiani sotto la rocca di Asolo. «Loro tiravano - diceva mio zio - e non ci prendevano e noi per sei chilometri abbiamo tenuto il fronte, per due giorni. Non so quanti colpi - ha detto - che ho tirato: mi usciva il sangue dalle orecchie a forza di cannonate, e rumore».
Ha detto, ed è vero: hanno iniziato alle otto del mattino del 15 giugno e hanno bombardato per due giorni, fuoco continuo. Tremava la casa qua, che avevamo paura. Noi eravamo qua, mi ricordo io, si sentiva il rumore delle cannonate che buttavano di là, dentro sul Piave. Si sentiva altro che il rumore! [pur essendo a casa nostra, lontani dal Piave] ... brruum, bruu... Un continuo, continuo, continuo... Loro, mi diceva mio zio Berto, perché era lui che gli tirava, sul Piave. Loro (i tedeschi), se non c'erano quelle cannonate là e tutta quella roba che abbiamo buttato sul Piave, venivano di qua. Sarebbero passati di qua. Perché lui era con il binocolo e ci vedeva continuamente, era "puntatore ai pezzi". Abbiamo fatto il disastro, là ... che non sono riusciti a passare in quei sei chilometri. Bastava che fossero passati in quei sei chilometri e sarebbero stati di qua...
D. Ritornando all'inizio, quando i nostri scappavano, dopo Caporetto ... la gente qua come si comportava; le donne davano da mangiare ai soldati?
R. Ne avevano da mangiare, loro. Il comando italiano, gli inglesi e gli americani ne mandavano, mandavano tutto! Ma i nostri "facevano camorra", sempre fatto. C'erano gli ufficiali che si mangiavano tutto. 
Là in quella casa c'era il comando, c'era un tenente colonnello e loro lo passavano ai borghesi, ai signorotti, il mangiare, invece di darlo ai soldati. I soldati venivano qua alla sera, a casa nostra. Io ero piccolo ed ero là in un angolo della cucina e qua ci saranno stati venti uomini, tutti giovani. Signora ... ci faccia la polenta! Venivano dentro con un pezzo di carne, con trippe e le cucinavano loro ... e mia mamma faceva la polenta. Per tutto quell'inverno: gli uomini portavano la carne, che la trovavano o la compravano, e la mangiavano qua in questa cucina.
C'ero io che avevo nove anni e c'erano altri due miei fratelli che erano più piccoli di me (un maschio di 4 anni e un'altra bambina) ... ma eravamo sette fratelli, e mia mamma ne ha avuto uno dopo l'offensiva del '18, questo qua vicino a me, grande e grosso (Andrea), che è nato il 6 luglio del '18 ... e durante l'offensiva mia mamma lo aveva dentro, stava per partorirlo.
Il rumore dei cannoni, e poi le truppe armate ... andando su al fronte per l'offensiva, i nostri... 
Da qua, cannoni e uomini, su, al Piave ... ma quella volta là i tedeschi erano un terzo di più. Sai quanti erano i tedeschi? Erano 72 divisioni, e gli italiani erano 50. Mio zio le sapeva queste cose, perché era là, e ogni giorno era in comunicazione con il capitano...
Ma il morale che avevano i nostri militari, dopo la ritirata! Lo diceva ... i nostri hanno un morale alto, da difendersi a tutti i costi. Eh, se non avevano quel morale là, venivano giù, se non avevano quel morale là!
A Noale e in tutta la cerchia fino a Mira, basso di là ... gli inglesi e gli americani hanno fatto il cordone e «tutti dietro front, ci pensiamo noi!»  
Eh, ne hanno fucilato a Noale 8-10, perché scappavano, i nostri. Volevano andar via e invece gli altri, inglesi e americani, hanno detto «no, qua... all'attacco di nuovo».
E' stata un'intesa: ubriacare i tedeschi, altrimenti non sarebbe più finita la guerra.

(C'è il fratello Andrea, vicino). Non so come abbia fatto mia mamma ad avere il figlio! Perché le cannonate che hanno tirato in 48 ore voi non ne avete idea... Ha detto mio zio ... erano sotto la rocca di Asolo, a Castelli di Monfumo, dalla signora Frova, contessa Frova, nel giardino, e non so quanti pezzi di cannone, tutti inglesi e americani e francesi... Hanno iniziato alle otto del mattino e hanno continuato ininterrottamente per due giorni.
D. Finita la guerra, qua a Cappella hanno continuato ad esserci militari, prigionieri?
R. I prigionieri che erano qua a Cappella proprio nei giorni in cui è nato lui (Andrea) ... quella volta che l'hanno portato a battezzare, il giorno dopo ... domenica. Eh! ne saranno venuti giù ventimila, trentamila ... piena la strada!
D. E dove andavano?
R. Al campo di concentramento!
Qua a Cappella c'era un campo di concentramento, dietro la chiesa. Ricordo che avevano fatto le fontane, le vasche. E poi c'erano prigionieri nei prati, dove abita Valerio Ferro. C'erano tutti i prati pieni, di prigionieri.
Venivano avanti a frotte i tedeschi, nella battaglia del Solstizio. Non so in quanti reggimenti ... e tutto d'un colpo gli arditi hanno fatto come un triangolo, con il capitano in testa, e avevano i cannoni ai lati (del triangolo) ... è stato quello che li ha fatti prigionieri [...] perché un mese dopo, ormai li avevano buttati di là del Piave ... passano di qua non so quanti cavalli, con un cannoncino con la bocchetta piccola e due uomini a cavallo. Erano quelli che tiravano ai tedeschi quando che gli arditi facevano il triangolo, col capitano in testa... 
D. Dopo la guerra, qui in paese, la situazione ritornò subito normale o continuò ad esserci movimento per tanto tempo?
R. Dopo il 4 novembre ... i nostri sono saltati di là del Piave, sono andati a Palmanova, e i tedeschi si difendevano fino all'ultimo, perché il tedesco é...
Mio zio è arrivato fino a Palmanova, e poi i nostri sono andati fino a Trieste.
Qua in paese tutto tranquillo, c'era troppo vino anche allora...
Non ricordo di feste particolari per il 4 novembre.
Interviene il fratello Andrea. Le campane suonavano, immagino, come quella volta dell'8 settembre, quando siamo venuti a casa noi. Eh! baldoria per le strade, c'erano bandiere, correvamo. Io da Lubiana sono venuto a casa a piedi. Ero del 12° bersaglieri e non ero mica qua, ero a Lubiana e da Lubiana sono venuto a casa per Lugatico, Planina, Postumia ... tutti quei paesi là. Fuori per Gorizia, Gorizia-Udine, Udine-Cervignano e giù a casa...
D. E poi?
R. E dopo nascondersi, dormire nei campi!
Luigi. Noi non siamo stati né partigiani né brigate nere e abbiamo sempre dato da mangiare. «Mai dar retta... ». 
Andrea. Volontari, ci è toccato partire, ma con la cartolina ... non volontari! Con la valigetta, piangendo siamo andati militari. Ragazzi di 20 anni, di 21 anni non ancora. E sono andato a finire a Pola...
Dopo l'8 settembre c'è stata un po' di baldoria e dopo ... hanno cominciato a venir avanti le brigate nere e i tedeschi e compagnia bella. E chi era venuto a casa da sbandato, come noi ... venivano in cerca di noi, per prenderci i tedeschi e le brigate nere. Noi eravamo nascosti nei campi, sotto i fienili. Eravamo come le bestie. C'era il coprifuoco, per la strada non potevamo andare. Nascosti eravamo, sempre, perché ci davano la caccia; se ci prendevano ci portavano in Germania. O fare la guerra con i tedeschi o andare in Germania ... finché è finita!
Luigi. Il tedesco ha un comando ... e quando dà un comando devi ascoltare.
Andrea. Eh, erano delle bestie i tedeschi; non sono mica normali. Il papa ha detto: «sono stato molto vicino e li conosco bene i tedeschi», il papa qua...
Luigi, ritornando alla Prima guerra:
Sai che quando hanno fatto l'offensiva i tedeschi (giugno '18) ... se non c'erano le truppe americane e inglesi, con i pezzi, con i cannoni con le armi, i nostri sarebbero arretrati fino a qua. Sicuro. Perché erano di più e poi ... il tedesco è tedesco.

I due fratelli mi mostrano la foto del loro nonno, che per otto anni, nell'800 è stato corazziere del re Vittorio Emanuele II. 

Lo hanno chiamato perché era di statura. Guarda che uomo che era, nel 1871. Si chiamava Bellato Giovanni, classe 1853, ed era il papà di nostra mamma. Era alto 1,93. Era dritto come una scala (una statua?) ... e i suoi figli, se tu avessi visto che razza di uomini che erano, però mai grandi come suo padre ... e di mestiere lui era contadino.
Luigi: al momento di lasciarci mi ricorda di andare a Monastier a vedere il monumento ai Lancieri di Milano che saranno quattro anni che l'hanno fatto...
Luigi. Mio padre è stato ferito al fronte, sul Carso, il 2 novembre 1916 a Casa Bonetti. Ha avuto una scheggia di granata che gli ha trapassato il polso del braccio sinistro e in più sulla schiena aveva una macchia nera provocata da una scheggia che però lo ha appena sfiorato, portandogli via solo la pelle. Era in una pattuglia avanzata, pattuglie di vedetta prima di fare un'azione. Era di fanteria e si chiamava Bragato Federico, 1884, agricoltore ... soto paron, sotto l'ECA di Venezia, e siamo ancora sotto di loro, si chiamano sempre ECA.
Mio padre dopo è rimasto con le dita della mano sinistra rattrappite e ha vissuto fino a 81 anni.
Io sto bene, ma da un anno e mezzo le orecchie non vogliono più sentire!
«Si metta un apparecchio»!
Eh, che faccio infezione! Lo stesso è per le mie sorelle, che ormai sono sorde.
Andrea. Ho lavorato in campagna, ma anche in stabilimento a Mogliano, nella fonderia Linor (rame, zinco e piombo, una lega), fra Gardigiano e Mogliano. La fonderia c'è ancora. Poi ho lavorato nel legno, nei compensati e poi sono stato operato all'anca, a Cittadella. Dapprima mi sono operato in ortopedia a Castelfranco e poi sono andato a Cittadella, a pagamento. 10 milioni ho dato, a quello che mi ha operato nell'ospedale di Cittadella, ma in contanti!. E dopo vanno in cerca dei ladri! Sono ladri loro! 
Ha dovuto pagare i giorni e tutto, siamo partiti insieme (interviene la moglie di Andrea) e sono stata là anch'io. Mi hanno dato la ricevuta e ho avuto uno sconto,  ho preso 600.000 lire ... ma cosa me ne faccio di 600.000 lire ... mi sono bastati neanche per la benzina di mio figlio, perché noi non abbiamo macchine.
Luigi, ritorna alla 1. GM. Ho mangiato tanto io con i militari. C'era la camorra, allora! Ci davano la pastasciutta, quella grossa, quei subiotóni "col Torregian" [con il sugo Torrigiani] e dopo dovevano dargli ai militari un pezzo di formaggio ... ma non gli davano niente. Allora andavano per le case a mangiare, qua era piena la cucina. Quelli che avevano soldi mangiavano e gli altri andavano a rubare. A noi hanno portato via una dindia [tacchina] con i pulcini. I militari maledivano...  Una volta uno disse: «Guarda, l'esercito ha l'ordine di darci 350 grammi di carne cruda!» e invece ne aveva un pezzettino appena. «L'hanno venduta tutta», ha detto, «mentre quando eravamo al fronte, in linea avevamo tutto il nostro mangiare». 
Eh sono stati sempre così gli italiani; ma cosa hanno, cos'hanno da trattare così la gente!
I soldati che erano qua, per la maggior parte erano del centro Italia
Anche dopo che è andato via, dopo 40 giorni, l'8° Reggimento Artiglieria ... è venuto il 22° Firenze; quelli erano siciliani, altra gente. I primi che sono venuti invece erano piemontesi, sono stati quaranta giorni e pitturavano tutti i pezzi; poi li hanno montati e sono partiti verso il Piave...
Tutte le case qua in paese erano piene di militari. Qua da Luise c'era la cucina, là c'era la mensa ufficiali e ci saranno stati 20 ufficiali nella casa di Codato Domenico, sotto Martellago. In un'altra casa ancora c'era la fureria e là avevano tutte le gallette e anche noi ne mangiavamo di gallette!
A casa nostra, prima della guerra, mangiavamo soprattutto roba di maiale e poi pollame, polenta, roba di casa ... fagioli, patate.  [40:10 su cassetta originale, fine intervista]

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