giovedì 29 aprile 2010

Intervista a Rosaria Crùcil

Nata il 9 settembre 1912 a Loch di Pulfero (UD).

Nastro 1996/24 - Lato B             10 ottobre 1996       Ascolta l'AUDIO INTEGRALE originale     

    

Rosaria Crucil
 Brano selezionato 
Qua c'erano tutti i baracconi, erano i soldati nostri ... e poi, quando siamo andati via, che ci hanno mandati via profughi - siamo stati a Somma Vesuviana - tutto un fuoco, tutto un fuoco! Avevano acceso tutti baracconi; tutte le baracche hanno bruciato, oh quanto si piangeva noi bambini ... perché ci davano le carote, ci davano i fichi. I soldati qualcheduni erano buoni, qualcheduni erano anche cattivi e ci mandavano via, ci picchiavano; qualcuno poi ci chiamava ... i fichi e le carote, insomma tutte quelle robe, per noi era... 
Ci hanno portati via ... il papà ci ha portato col carro fino al Tagliamento, col bue e con la mucca e un po' di roba, di sacchi. Tutta la gente del paese, quella che poteva, perché certi sono rimasti, e certi sono andati via, diverse famiglie sono rimaste.
Ci hanno scaricati, e il papà doveva lasciare le bestie e andare via. Le nostre bestie ha dovuto lasciarle là, perché ... han dovuto lasciare tutte le bestie e tutta la roba, tutto quanto, soltanto noi ci hanno fatto passare insomma. Non so su che ponte del Tagliamento siamo passati, non vorrei dire una cosa che non so.
D. Come era la strada fino al Tagliamento?
R. Era bella la strada. C'era tanta gente che andava fuori. Noi siamo stati quasi fra i primi a partire, perché qua ci hanno mandato subito via quando hanno sentito che dovevano entrare dentro, e allora ci hanno mandati via...
02:20 Hanno bruciato tutte le baracche, tutte. Oh che fuoco che era giù di là! E noi bambini si piangeva sul carro, ci dispiaceva per le nostre cose ... perché ci davano fichi, ci davano carote, ci davano ... quelle robe che davano ai bambini, bagigi.
Io non ho fatto tempo a prendermi niente per il viaggio. La mamma poi ha messo tutto in un sacco quello che era bisogno per cambiarsi, e poi è rimasto là, il sacco, sul carro. 
Siamo venuti giù e ci hanno mandato a Somma Vesuviana. Il treno l'abbiamo preso subito dopo passato il ponte, che era pronto là; siamo andati col treno, quello dei soldati, la tradotta.

Nastro 1996/25 - Lato A                       10 ottobre 1996

04:47 D. Facevate davvero anche una volta le gubane? [la signora Crucil mi è stata segnalata dai titolari del negozio-laboratorio artigianale di gubane di Loch di Pulfero].
R. Sì, sì. Sempre si facevano a Pasqua, a Natale, quando si aveva voglia di mangiarla. Una ricetta delle mamme, delle nonne; era proprio una tradizione. Tutti facevano una volta le gubane in casa. Poi hanno fatto il forno e allora tutti approfittano e la prendono là nel forno, così non devono né lavorare né andare a spese, prendere spese in giro, la roba ... è tutto pronto là.
D. Loch di Pulfero, una volta era un comune di lingua slovena oppure parlavate sempre italiano?
R. Parlavamo slavo, parlavamo slavo, tempi addietro ... poi abbiamo cominciato a parlare in italiano.
D. E adesso non sapete più parlare in sloveno?
R. Sì, che sappiamo parlare.
D. Quindi se andate di là vi capite, sapete parlare...
R. Ma noi con quelli lassù non ci troviamo, perché loro parlano la lingua madre e noi si parla una lingua bastarda, un dialetto. Ci sono tutte le parole slave, furlane, italiane; è una mistura, e neanche ci capiamo con quelli lassù, perché loro parlano più la lingua madre.
D. È solo per la lingua o è perché non andate d'accordo come persone?
R. No, no ... come, persone? Perché, si va d'accordo! La lingua, è...
A me hanno messo due nomi, uno Rosaria, uno Ada. Di cognome sono Crùcil, di mestiere sono casalinga e contadina. Mi sono sposata e dopo un anno di matrimonio sono rimasta vedova con una bambina di tre mesi. Ho dovuto lavorare e fare. Mio marito è morto di otite ... si vede che da piccolino pastrocchiavano una volta, in casa, come pastrocchiavano ... e dopo gli è venuta; e poi da otite che aveva è morto di meningite. Aveva 27 anni; sono sessantadue anni che sono vedova.
[La casa è bella restaurata]: ci hanno anche aiutato dopo il terremoto, ma è sempre la stessa casa, sempre la stessa casa; soltanto fuori non era fatta così, era più sassi, e dopo abbiamo imbiancato, abbiamo avuto un contributo. 
D. Buono?
R. Non tanto buono, ma insomma un poco ci hanno aiutato. Col tenere da conto di quello là e ancora con un po' del nostro abbiamo fatto...
D. Ritornando al primo giorno, che siete partiti, chi è venuto a mandarvi via?
R. Nessuno... uno del comune è venuto e ha detto che dovete andare fuori perché è pericoloso, è molto sui confini. Qua siamo a pochi chilometri dal confine. È venuto proprio uno inviato dal comune di Pulfero, io adesso non so chi fosse, perché ero piccola e non so tutti i dettagli. Siamo partiti che era di mattina.
D. C'era già movimento di gente, di soldati che passavano ... si ricorda?
R. Sì. Scappavano e andavano su. Ce n'erano anche che andavano su; andavano a piedi, con i muli, con le "bare", con quelle robe là. Chi aveva macchine!
D. Di gente, di civili, voi eravate i primi a muovervi, ad andar via?
09:47 R. Sì, i primi, perché si era proprio sul confine. E anche quelli di Stupizza sono andati via, ma là a Stupizza sono tanti rimasti, più di qua. Qua sono rimasti un tre famiglie, invece lassù sono rimaste diverse famiglie.
D. E come mai; potevano rimanere?
R. Si, potevano rimanere, ma, cosa vuole, hanno provato di tutto ... li hanno maltrattati. Quando sono venuti giù i tedeschi ammazzavano i maiali, ammazzavano mucche ... quello che trovavano. Facevano altro che ammazzare, e star zitti e non dire niente.
D. E di voi, qua, del paese di Loch, quanti sono rimasti?
R. Due famiglie. Erano i Manzini (Luigi), qua dietro. E poi è rimasto un altro, come si chiamava ... non saprei dirlo.
Noi in stalla avevamo due mucche e un bue... Una l'ha lasciata in stalla e di quella mucca che la metteva nel carro col bue, l'ha messa al carro col bue.
Per la mucca rimasta mio papà ha detto a Manzini Luigi di darle un'occhiata. E ha detto Luigi che quella mucca che è andata col papà giù al Tagliamento è venuta su da sola ed è andata nella stalla, da sola. Poi sono venuti i tedeschi e volevano portarla fuori. La vacca non voleva andare fuori e l'hanno ammazzata là, nella stalla. Si chiamava Parigina; era di razza ... era di manto rossiccio, insomma di quelle mucche non di un pelo solo, rossiccia e cenere, così. Aveva qualche anno. 
I tedeschi, al Tagliamento, han preso tutte le bestie che potevano prendere e le hanno portate su di qua, e quando è passata per il paese la mucca si è ricordata dove stava ed è andata nella stalla. 
Volevano mandarla fuori, che andasse con le altre, ma lei non voleva andare, allora l'hanno ammazzata là in stalla. Dell'altra mucca che era rimasta in stalla non so che fine abbia fatto. E il bue? L'avranno ammazzato laggiù; quello là era grande e grosso e non abbiamo preso neppure un soldo di risarcimento danni...
Tutti gli animali li abbiamo lasciati qua, galline, ecc. Abbiamo portato via un sacco con la roba per cambiarsi, la mamma ha portato via ... perché hanno detto "per due tre giorni", che si stava via due-tre giorni e poi si sarebbe ritornati. 
13:49 Ma poi non siamo ritornati più; siamo rimasti laggiù un anno e sette mesi, a Somma Vesuviana.
D. E come si è trovata là?
R. Noi coi bambini sì ... anche con la gente, ci volevano tutti bene. Ci volevano bene, non ci maltrattavano. E poi c'erano tanti friulani. Non si andava con i napoletani laggiù; eravamo sempre noi della nostra parte, però si parlava anche con gli altri bambini. Ma noi, per giocare, per fare, si era coi nostri...
Là sono anche andata all'asilo, erano suore e una maestra.
Per mangiare la mamma preparava come qua. Comperavano, ci davano il sussidio. Si comperava e come qua, le mamme facevano. C'era farina da polenta. Avevamo il paiolo per fare la polenta; si sono arrangiate, no!
Noi eravamo papà, mamma e tre sorelle; io ero la media. Il papà non era militare perché aveva passato gli anni. Era del 1871 e allora lui andava a lavorare nei boschi, così portava casa qualche soldo. Si vede che erano in diversi uomini che si conoscevano e andavano sotto un napoletano a lavorare; però gli voleva tanto bene, questo napoletano...
L'altra famiglia che era rimasta a Loch durante l'occupazione era Specogna Antonio, mi sembra...
D. Mi hanno detto che tanto hanno "portato via" [rubato] anche quelli che sono rimasti qua in paese.
R. E beh, senz'altro! Le case erano vuote e gli uomini hanno detto: se devono portare via i tedeschi, è meglio che portiamo via noi. Così quando siamo tornati ... a casa c'erano tutte le finestre con le lamiere, non c'era neanche un vetro. Il fuoco lo facevano in mezzo alla casa, i tedeschi. E mio papà quando è venuto ... la prima cosa è andato a prendere i vetri a Pulfero, Cividale, non so io dov'è andato.
Mobili: niente; lenzuola: niente, niente...
D. E chi li ha portati via? Quelli che venivano giù dalle montagne?
R. Può darsi che erano anche quelli, che portavano via. Può darsi che anche i tedeschi hanno portato via. Io non so, non so. Insomma non abbiamo portato con noi niente, né lenzuola né niente, soltanto roba per cambiarsi per un due tre giorni...
Quando siamo tornati ci siamo messi a dormire nel fieno, nel maggio del 1919.
D. E la campagna com'era?
R. La campagna era in ordine. Non c'erano trincee. Solo che questi campi qua erano pieni di baracconi ... ma ormai non c'erano neppure più i resti delle baracche. Portato via tutto.
18:29 Niente, non c'era più niente, non c'era più niente. Perché quello che è rimasto l'hanno portato via la gente che era qua.
D. Poi qualcuno ve le avrà date indietro, magari, se ha preso delle lenzuola...
R. Niente, niente. Laggiù ci hanno dato lenzuola, ci hanno dato coperte; laggiù a Somma Vesuviana.
D. Avevate un parroco anche qua a Loch?
R. No, no. Il parroco era a Brischis, e non so dove sia andato a finire. Noi ci siamo trovati senza parroco. Si andava laggiù con quei parroci ... ci trovavamo ... ci volevano bene. Non bisogna dire che ci maltrattavano, ci volevano bene. E volevano più bene ai profughi che ai loro bambini, perché i profughi erano più rispettosi e i loro bambini erano abituati (che) facevano quel che volevano e noi si aveva paura; si era più rispettosi noi che loro. «I profughi sono buoni», dicevano, «i nostri sono cattivi». Non ci maltrattavano, bisogna dire, ci volevano tutti bene.
Non è venuto mai a trovarci nessuno. Siamo sempre rimasti da soli, noi e una mia zia, un'altra famiglia, quella che ha la casa lassù. Si chiamava Giuditta Birtic, anche lei con la famiglia, in cinque ragazzi e lei ... il marito era soldato, non so dove ... e i figli: tre erano maschi e due femmine. Eravamo un gruppo di cugini che ci si trovava tutti in quella villa. Si aveva una stanza per famiglia. Non ricordo chi fosse il padrone di quella villa. Oltre a noi di Loch c'erano altri friulani, ma noi non ci si considerava friulani. 
D. Con i friulani, come vi trovavate?
22:27 R. I furlani sa sono più prepotenti, loro. Si considerano più signori di noi, non so io, non capisco che cosa. Facevano pesare un pochino, si davano più arroganza, comandavano di più. So che erano da sotto Udine, da quelle parti, da giù di là. I loro bambini erano più grandi, ed erano del Friuli: erano più signori di noi! Noi, noi eravamo poveri. Loro sembrava ... se sono più in giù sono più nominati... non so io.
La mucca Parigina, era una meraviglia. Ah, i tedeschi, subito! I maiali, subito. E mangiavano carne cruda e morivano crepati, morivano, i tedeschi. Allora il signore, quello, Luigi, che le ho detto ... (i tedeschi) li han chiusi tutti in una stanza lassù, nel bar. Volevano bruciarli tutti perché dicevano che hanno messo il veleno nelle bestie e per quello morivano. Invece è venuto il dottore e ha detto niente, di no, perché ha detto ... i soldati mangiavano carne cruda, per quello sono morti. Non so che dottore fosse. Volevano bruciare tutta la gente, dentro al bar ... che era rimasto anche quel padrone. Tutta la gente che era rimasta l'hanno chiusa in una stanza e volevano dargli fuoco perché dicevano che avevano dato il veleno alle bestie e ai maiali. Invece i tedeschi non mettevano a bollire o ad arrostire,  mangiavano roba cruda, dalla tanta fame che avevano, e dai tanti giorni che erano senza mangiare. E dalla fame si sono insaccati e sono morti. Lassù i tedeschi non stavano bene per niente; quando sono venuti giù hanno fatto piazza pulita di tutto ... e, sì, sì ... hanno detto che ne sono morti diversi, e quel dottore è venuto e ha salvato tutta la gente. Ha detto andate, andate a casa che voi non avete nessuna colpa.
D. Nessun civile è stato ucciso dai tedeschi, nessuna donna violentata?
R. No, no, non mi risulta.
Sono andati giù al Tagliamento e giù di là, giù al Piave ... e poi quelli che son rimasti qua, qualcuno è rimasto qua, dei tedeschi...

L'intervista è stata utilizzata nel volume IN FUGA DAI TEDESCHI

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